EF, Jonathan Vaughters: “Carapaz è il corridore più talentuoso con cui abbia mai lavorato, ma è l’opposto di Vingegaard, non è robotico”
Uno dei protagonisti in positivo di questo 2024 è stato Richard Carapaz. Dopo una prima parte di stagione che lo ha visto ottenere tre vittorie, alternate però ad alcune prestazioni negative, il campione olimpico di Tokyo si è messo particolarmente in evidenza nei due Grandi Giri disputati quest’anno, il Tour de France e la Vuelta a España. Alla Grande Boucle, l’ecuadoriano è infatti riuscito a indossare la Maglia Gialla per un giorno e, dopo essere scivolato indietro in classifica, è andato spesso all’attacco, trovando il successo a Superdévoluy e conquistando poi la Maglia a Pois e il premio di SuperCombattivo. In Spagna, invece, il 31enne è sempre rimasto nelle parti alte della generale e per meno di un minuto è rimasto fuori dal podio finale, concludendo dunque la corsa al quarto posto.
Risultati dunque molto buoni e che dimostrano il gran talento del portacolori della EF Education-EasyPost, il quale tuttavia non sempre riesce a trovare una certa continuità di risultati. A commentare questo aspetto di Carapaz è stato Jonathan Vaughters, il general manager della sua squadra, a Cyclingnews: “Richard è il corridore più talentuoso con cui abbia mai lavorato. È incredibilmente dotato, ma è un po’ un cavallo selvaggio. Direi che è tutto fuorché il tipo di atleta molto programmato, molto concentrato e studioso che vediamo gareggiare ai massimi livelli in questo momento, molto meccanico e robotico”.
“È l’opposto di Jonas Vingegaard, che sta attento alla sua dieta e a ciò che fa in allenamento 365 giorni all’anno – ha aggiunto Vaughters – Richard raggiunge grandi picchi emotivi e dà il meglio di sé quando è in quel picco emotivo. E, quando non lo è, non è così meccanico, robotico e concentrato, e vive la sua vita. Quindi, con lui bisogna capire che, anche se a volte è frustrante che il suo vero potenziale e il suo talento non vengano sempre fuori, questo è solo quello che è lui come persona, e bisogna lavorarci su per capire come tirare fuori il meglio di lui. Deve essere lui a volerlo per primo, non posso forzarlo”.
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